Simona e quella voglia di viaggiare. Inarrestabile!

Simona e quella voglia di viaggiare. Inarrestabile!

Romana, 42 anni, da cinque soffre di sclerosi multipla. Ma lei, che di lavoro faceva la tour leader, non si è arresa. “All’inizio è stata dura, poi ho reagito e ho ricominciato a viaggiare”. Foresta Amazzonica, Miami, Islanda, e prossimanente Himalaya. I segreti: un motorino per sedie a rotelle che sta nella cappelliera degli aerei e il coraggio di chiedere aiuto.

L’ennesima valigia si chiude, questa volta per l’India: il rossetto preferito, la canotta “sì mamma”, la maglietta con il mandala della raccolta fondi, i pantaloni facili da indossare, il cuscino anatomico, il motorino per la sedia a rotelle così piccolo da entrare nella cappelliera dell’aereo. Simona è malata di sclerosi multipla primaria progressiva a evoluzione rapida, ha 42 anni. Dal 2012 a oggi ha perso l’uso delle gambe e ora anche quello delle braccia. “All’inizio è stata dura, sono rimasta un anno chiusa in casa, Roma è una città impossibile per un disabile, poi ho reagito, ho cercato nuovi strumenti, ho imparato a chiedere aiuto a chiunque per strada e ho ricominciato anche a viaggiare”.

Incontriamo Simona accanto al Vaticano. Mentre attraversa la strada, una ruota si incastra tra i sanpietrini, un autista irritato suona il clacson, un passante accorre a spingerla.

Viaggiare come stile di vita. Prima di ammalarsi lavorava come tour leader. Dopo la laurea in Belle Arti il trasferimento a Londra, poi Danimarca, Svezia, New York, Chicago, Germania. Inarrestabile era, inarrestabile è rimasta anche quando ha cominciato a manifestarsi la malattia. “Mi sentivo come ubriaca, spesso mi si addormentavano le gambe, i medici ipotizzarono fosse lo stress ma poi è arrivata la mazzata. In ospedale mi dicono che non ci sono cure”. Appena scoperta la malattia, Simona parte per il Brasile, foresta Amazzonica. “Non ho detto a nessuno cosa avevo, spesso inciampavo, perdevo le scarpe. Peggioravo ogni giorno, ma rimanere a casa a piangere mi faceva solo stare peggio. In viaggio dormivamo anche all’aperto, sulle amache nella natura incontaminata”. Poi è stata la volta di Miami e dell’Islanda.

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